Il tuo modo di essere difficile

È che non so cos’hai. Non sei bellissima, ma hai quel paio d’occhi che mi contraggono i sentimenti e mi fanno rabbrividire fino a farmi riscaldare le mancanze. Non hai delle gambe perfette, è il tuo modo di camminare, fatto della stessa sostanza del modo in cui si muove il mondo che mi fotte. Non hai i soliti lineamenti da fotomodella, ma bastano per allineare il mio sorriso, per renderlo un po’ simile al tuo, bello e dannato, dannatamente splendido nella sua essenza del rimanere. Non hai gli occhi azzurri e i capelli biondi, ma hai uno sguardo che non mi fa più stare col naso all’insù, perché il mio cielo da quando guardo il tuo sguardo sei solo tu. Le tue smagliature, il tuo non essere perfettamente abbronzata d’estate, la tua pelle bianca e candida d’inverno, la tua gelosia eccessiva, le tue espressioni insolite, il tuo sorridere mentre tento di fare un discorso serio, il tuo non essere una principessa e non volere a tutti costi un principe al tuo fianco, il tuo modo di disprezzare l’amore e le mie frasi sdolcinate, il tuo modo di essere difficile. Questo per me è il tempo (im)perfetto del verbo essere. Questo per me è l’unico modo d’essere amati. Perché io non so di nulla senza te. Perché io mi trasformerei in una ‘e’ congiunzione che unisce due parole di senso incompiuto senza l’accento che poni al tuo modo di essere im(perfetta). Senza l’accento che poni al tuo modo di amarmi.
Il tuo modo di essere difficile, Michele Prencipe

Il tuo modo di essere difficile

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