Non ci sei più.

Non sei più il nome che scrivo sui vetri appannati quando, nei giorni di pioggia, guardo fuori dalla finestra e penso al futuro.
Non si più la prima persona a cui penso quando mi succede qualcosa di estremamente felice, e non sei più quella persona su cui voglio appoggiarmi e piangere quando il mondo non gira nel verso giusto.
Non ci sei più. Nei miei sogni non ci sei più, e fortunatamente non ti trovo nemmeno nei miei incubi. Non mi giro più per delle ore nel letto prima di addormentarmi pensando a come sarebbe sfiorarti una guancia e, cosa migliore, non mi sveglio più all’improvviso, piangendo, perché ho sognato di perderti, o perché ho realizzato di non averti mai nemmeno avuto con me.
Non mi alzo più la mattina sperando che tu ti accorga di me. Non sei il pensiero che viene prima di ogni altra cosa.
Non ci sei più, non nel mio mondo.
Non ci sei più, me ne accorgo perché se penso ad un’altra persona che, in futuro, mi bacerà le labbra, non mi viene da vomitare.
Non voglio mentire a me stesso: a volte ti penso. Ti sto pensando ora, mentre scrivo di te. Ti penso quando qualcuno parla di una persona che ha il tuo stesso nome, o quando il destino decide di giocarmi qualche scherzo: alle volte lo sento, il tuo profumo, altre volte invece incontro persone che ti somigliano incredibilmente.
Ma non ci sei più. Non nella maniera opprimente, destabilizzante, sofferente di quando ti amavo.
Perché non ti amo più, e non ho bisogno di saperlo. E’ così e basta, perché non ci sei, ed io non ho bisogno di te.
Rimane il piacevole ricordo di te, ma tu, tu non ci sei più.


Non ci sei più, citazione di Francesco Roversi.

Non ci sei più

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