Presentati sotto casa mia e urla il mio nome.

Presentati sotto casa mia e urla il mio nome.

Non ti preoccupare se i vicini protesteranno, loro non sanno niente di noi.

Offrimi un bacio, le tue labbra il tuo respiro.

Offrimi una sigaretta, il mio vizio, la mia morte.

Siediti, prendi un caffè e raccontami della tua vita, di quello che è stato di noi, di quello che è stato di te.

Parlami di come ti sei persa in questo mondo una volta lasciata la mia mano e non vergognarti, sappi che io ho fatto lo stesso.

Dimmi del momento in cui ci siamo persi e del motivo per cui non parliamo più perché io non lo ricordo.
Scusami, sono uno sbadato, so che per questo ce l’avrai con me.

Dimmi della tua famiglia e io ti racconterò della mia, perché tu ne facevi parte e di quella parte non conosco più molto.

Continua a parlare, perché ancora non mi basta, continua a raccontare perché
in questo mare di parole la tua è la sola voce che ho voglia di ascoltare.

So che sei lì in mezzo, tra quella confusione di onde, ma è difficile raggiungerti a nuoto.

Io continuo a vivere, tra i miei “ciao, come stai?” e le risposte che non mi dai.

Evito gli sguardi dei tuoi amici, in cui rivedo le tue risa,

non voglio essere io quello debole, non vorrei mai ti dicessero questo di me.

Io continuo a svegliarmi, mangiare, scrivere e fumare, riempio la mia vita oramai vuota da quando non ci sei.

Continuo a cercarti in chi ti assomiglia, ma che per nulla è come te.

Continuo a trovarti, in quel fondo di vetro o in quella lattina di the.

Mi chiederai “perché?” e ti darò ragione.

Mi chiederai “perché essere così stupido?” e ti dirò “perché sei qui dentro tanto quanto non ci sei più lì fuori”.

Parlo di te a chi oramai non mi sopporta più, di cosa fai e quanto stronza sei anche se non lo so, perché non ti vedo da un po’.

Parlo di te a chi addirittura non c’è perché la mia pace l’hai portata via con te.

Parlo di te a me stesso, perché il tuo ricordo non svanisca come tanti altri hanno fatto col tempo.

E non farti tante domande se quando t’incontro sorrido, non preoccuparti, hai ragione, mento.

Non preoccuparti per me, se mi vedi star male, se qualcuno te lo dice o se semplicemente tu lo vuoi credere.

Non preoccuparti per me, perché mi hai reso un sognatore o almeno pazzo come loro.

Non preoccuparti per me, di cosa penserò e di come ti vedrò. Resterai una stella cometa e io, da stolto, t’aspetterò fissando quel cielo.

Non preoccuparti per me, se quando poi passerai mi vedrai correre: sarà solo per inseguirti, sarà solo per essere irradiato, ancora un po’, da te.

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Presentati sotto casa mia e urla il mio nome
Photo: Jeremy Cai

Giacomo Farletti, Presentati sotto casa mia e urla il mio nome.

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