Ti racconto una cosa.
Da piccolo avevo paura di addormentarmi ogni sera, per la storia del mostro nell’armadio, presente?
I tutori dicevano che non c’era nessuno, accendevano la luce e aprivano le ante, all’interno c’erano solo vestiti, poi se ne andavano infastiditi da queste “cazzate”.
Nessuno di loro, però, apriva l’armadio con la luce spenta, nessuno al buio si sforzava di farmi pensare il contrario. E io non dormivo, avevo paura che quel mostro mi prendesse e mi trascinasse via, chissà dove e facendomi chissà cosa.
Era uno di quelli che crei mettendo insieme tutte le tue paure in un’unica figura, dandogli aspetti poco rassicuranti, da non riuscire a guardarlo in faccia, figuriamoci a provare di batterlo.
Adesso le cose sono un po’ cambiate, il mostro nell’armadio non c’è e non perché io non ci creda più.
Non c’è perché al suo posto c’è qualcos’altro, che fa più paura delle nostre fobie infantili, sono i ricordi.
Sono le delusioni.
Sono le piccole cose che per noi fanno la differenza e ci fanno star male, ma a nessuno importa.
Sono scheletri di quello che è rimasto di ciò che amavamo, abbiamo vissuto, di cui si siamo fidati.
Io penso di avere un cimitero dentro quell’armadio, credo sia più profondo di Narnia e la sola idea di caderci dentro, è quella che mi logora.

Ti racconto una cosa, citazione di Jørgen L. Schmitz.
Ti racconto una cosa

Loading