Lo specchio, tra simbolismo e superstizione.
John William Waterhouse (1849 – 1917) Tennyson, Mariana / painting, Waterhouse
Lo specchio, tra simbolismo e superstizione.

Lo specchio, tra simbolismo e superstizione.

Lo specchio, nei secoli ha suscitato molte leggende, dagli Egizi (simbolo di riflessione fisica e spirituale) fino a noi. Utilizzati per vedere conseguenze di eventi futuri, in grado “innescare” fenomeni più o meno veritieri.
Sarebbe importante utilizzare il nostro “specchio spirituale” allo stesso modo, per osservare i nostri pensieri e azioni.
È da sempre considerato uno degli oggetti più affascinanti e controversi, ha suscitato una
grandissima quantità di leggende sulle sue presunte qualità.

Superstizione
/su·per·sti·zió·ne/
sostantivo femminile
Insieme di credenze o pratiche rituali proprie di società antiche,
spec. legate a culti pagani, e, oggi, di ambienti
culturalmente arretrati, fondate su presupposti
magici e soprannaturali.

Dal punto di vista delle grandi religioni, ogni credenza o pratica che
sia in disaccordo con la religione costituita o ne alteri l’equilibrio
interno (per es., nel cattolicesimo, ogni atto di culto falso o superfluo,
quale la divinazione, la magia, vari riti privati, ecc.).
Credenza nell’influsso di fattori sovrannaturali o magici sulle vicende umane.

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Sono molte le leggende e le storie che ruotano attorno a questo oggetto; alcune storicamente supportate e altre apprezzabili da chi, come me, ama tutto ciò che ricopre con un velo di mistero un’esistenza fin troppo votata al reale e alla normalità.

Lo specchio viene considerato, erroneamente a mio parere, un arbitro imparziale: riflette le cose così come
sono e così come appaiono davanti a lui, ma se ci pensiamo un attimo…

La nostra immagine nello specchio non rappresenta noi, bensì un nostro doppio, perfettamente opposto e
a noi speculare. Lo specchio è l’eterno inganno e l’uomo, che per natura tende ad affidarsi a chi
promette verità assoluta, si illude nel riflesso di sé stesso e si perde in esso, fino a raggiungere
nuovi mondi, destinati solo a chi sa guardare oltre quel vetro.


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Lo specchio, tra simbolismo e superstizione.

Così come capitò ad Alice, che decise di oltrepassare lo specchio per entrare nel mondo fantastico che vi era dietro. Carrol non è l’unico che ipotizza l’esistenza dell’Altro Mondo al di là dello specchio.

“Alice stava sulla mensola del caminetto mentre diceva così, sebbene non sapesse spiegarsi come fosse arrivata lassù. E certo il cristallo cominciava a svanire, come una nebbia lucente. L’istante dopo Alice attraversava lo specchio e saltava agilmente nella stanza di dietro.”

Lo specchio, tra simbolismo e superstizione.

Esiste una leggenda cinese, riportata alla luce dallo scrittore Argentino Jorge Luis Borges che narra di come il mondo degli specchi e quello degli uomini, una volta, fossero comunicanti ma allo stesso tempo, estremamente diversi:
non coincidevano né i colori, né le forme di coloro che li popolavano.
I due regni vivevano in pace e attraverso gli specchi si entrava e si usciva. Una notte gli abitanti del mondo speculare invasero la nostra realtà e, dopo sanguinose battaglie, gli uomini, capeggiati dall’Imperatore Giallo, prevalsero e ricacciarono indietro gli invasori, imprigionandoli negli
specchi e imponendo loro il compito di ripetere tutti gli atti degli uomini come punizione perpetua.

“C’è tanta solitudine in quell’oro. La luna delle notti non è la luna che vide il primo Adamo. I lunghi secoli della veglia umana l’hanno colmata di antico pianto. Guardala. È il tuo specchio.”
Jorge Luis Borges


Lo specchio è stato inoltre associato più volte all’arte della divinazione. Attraverso lo specchio era possibile avere una visione di ciò che il futuro ci avrebbe riservato.

Caterina De’ Medici, principessa italiana, andata in sposa a soli 14 anni al futuro re di Francia,
Enrico di Valois, dopo la morte di quest’ultimo (predetta alla stessa Caterina dall’alquanto famoso Nostradamus),
iniziò a interrogare il futuro per sapere quale sorte il destino avrebbe riservato ai suoi tre figli maschi.
Caterina era talmente avvolta dal fascino dell’occultismo che fece costruire, nel castello di Chaumont,
nella Loira, un appartamento, il cui unico scopo sarebbe stato quello di svolgerci un rito.
Al termine del rito, la cui durata era di 45 giorni, le sarebbe stato concesso di vedere in
uno specchio magico l’avvenire…

Leggenda dice che Caterina vide una scala, intorno alla quale ogni figlio, a turno, fece tanti giri quanti sarebbero poi stati gli anni del suo regno ( rispettivamente 1,14 e 15),
dopo di loro si presentò Enrico Borbone, marito di una delle figlie, che fece 22 giri e poi scomparve.
Inutile dire che alla morte di tutti gli eredi legittimi di Caterina, salì al trono Enrico di Borbone,
che regnò per 22 anni. Anche Enrico IV interrogava lo specchio per farsi descrivere la cospirazione
politica in atto contro di lui.


L’Alchimista medievale Albertus Magnus aveva addirittura
scritto una formula capace di rendere magico uno specchio:

Lo specchio, tra simbolismo e superstizione.
Georges de La Tour, Maddalena penitente (o Maddalena allo specchio), tra 1639 e 1643 – [Public domain], via Wikimedia Commons

“Comprane uno normale e scrivi su di esso: S.Solam S.Tattler S. Echogordner Gematur ;
sotterrarlo, nelle ore dispari, in un bivio di strade; il terzo giorno vai nello stesso posto e nello stesso momento,
scava, e per la prima cosa guardati nello specchio.”
Se nello specchio appariva un gatto o un cane, lo specchio era divenuto magico.

Ma lo specchio è anche, per molte culture orientali, un portale tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Nella tradizione buddista giapponese vi è l’usanza di porre uno specchio di bronzo accanto alla testa del defunto, per proteggere la sua anima dalle forze del male e ancora oggi è diffusa la credenza o superstizione, che gli specchi riflettano l’anima o, nella peggiore delle ipotesi, che la catturino, imprigionandola per sempre al loro interno.

Questo spiega l’usanza di non collocare specchi nelle stanze dei vecchi ospedali, poiché si credeva che durante la malattia, l’anima fosse più vulnerabile; spiega anche come mai, nell’immaginario collettivo, streghe o
vampiri non si riflettano negli specchi: avendo stretto un patto con il diavolo, non hanno più un’anima
che possa mostrarsi.

Lo specchio, tra simbolismo e superstizione.

Tornando ai nostri tempi:

la leggenda più creepy legata agli specchi è sicuramente quella di Bloody Mary.
Si dice infatti che Bloody Mary sia una strega bruciata sul rogo la cui anima ritorni e si presenti a chiunque la invochi.
In realtà Mary era la figlia del medico di un piccolo villaggio, che si era ammalata di tifo.
Aveva la febbre altissima e giaceva a letto in stato incosciente. Sebbene fosse ancora viva,
per scongiurare una possibile epidemia, il padre decise di adagiarla dentro una bara e seppellirla
nel giardino fuori casa.

La madre, disperata per la atroce decisione, pensò almeno di legare al polso di Mary uno spago collegato a una campanella fissata alla porta di casa. Se fosse miracolosamente guarita o si fosse risvegliata, avrebbe udito lo scampanellio e salvato la figlia da quella tortura.

Scoperto l’astuto stratagemma, il medico somministrò alla moglie della morfina facendola cadere in un sonno profondo. Quando si fece giorno e la donna si risvegliò, corse immediatamente fuori dalla casa. Lo spago era rotto e la campanella muta, per terra. Mary doveva essersi risvegliata durante la notte agitandosi nella bara. La fecero disseppellire e si trovarono di fronte a uno spettacolo raccapricciante: Mary aveva gli occhi spalancati, il terrore ancora impresso nelle pupille senza vita. Doveva essere morta per lo spavento e per soffocamento.

Il vestito imbrattato dal sangue delle dita scarnificate che avevano cercato una via d’uscita, le unghie conficcate tra le venature del legno. Si dice che lo spettro adirato della ragazzina compaia a chi la evochi ripetendo per tre volte di seguito ‘Bloody Mary’. Ai più fortunati rivelerà il futuro, altrimenti si scaglierà con le mani artigliate sul viso dello sventurato, deturpandoglielo per sempre.


In ogni tempo e luogo, l’uomo è sempre stato attirato dall’utopia dell’esistenza di qualcosa oltre
il mero visibile agli occhi e per rincorrere questa chimera è stato in grado di affrontare molte delle sue
paure, le ha esorcizzate e rese parte integrante della sua esistenza, tanto che, molti di questi
rituali fanno parte della tradizione.

Certo è che anche l’illusione attira l’uomo e lo specchio non è che questo:
l’illusione di una realtà migliore, la speranza di un ponte tra vita e morte, ma soprattutto
la rappresentazione di un sogno, che potrà essere fittizio e irreale, ma è una delle poche cose in grado di
regalarci un attimo di spensierata felicità nella banalità di una vita normale.

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