Ecate: Triplice Dea greca della stregoneria

La dea Ecate della mitologia greca è stata ricordata soprattutto per le sue associazioni con la magia e la stregoneria. Nel corso della storia, tuttavia la sua sfera d’influenza ha incluso anche la luna, la notte, gli incroci, i confini, i fantasmi e la negromanzia. Sebbene un tempo fosse considerata una potente dea greca della stregoneria Ecate non era una divinità importante se paragonata, ad esempio, ai Dodici Olimpi.

Ecate: Triplice Dea greca della stregoneria

Sono quindi pochi i miti che ruotano attorno a questa dea greca della magia. Tuttavia, la dea Ecate svolge un ruolo particolarmente importante nel mito greco che racconta il rapimento di Persefone. Da questo mito deriva anche la rappresentazione per eccellenza di Ecate, una dea che tiene in mano una torcia fiammeggiante.

A causa dei suoi ampi poteri, Ecate è stata confusa e identificata con diverse altre divinità nel corso della storia. Per esempio, dea della natura è stata identificata con Demetra, mentre come dea della luna è stata identificata con Persefone.

“Io sono colei che è la madre naturale di tutte le cose, padrona e governatrice di tutti gli elementi, progenie iniziale dei mondi, capo delle potenze divine, regina dei cieli, principale degli dei celesti, luce delle dee: a mio piacimento si dispongono i pianeti, i venti salubri dei mari e i silenzi degli inferi; il mio nome, la mia divinità è adorata in tutto il mondo in modi diversi, con costumi variabili e con molti nomi, […] Alcuni mi chiamano Giunone, altri Bella delle battaglie, altri ancora Ecate. Soprattutto gli Etiopi, che abitano in Oriente, e gli Egizi, che sono eccellenti in ogni tipo di dottrina antica e con le loro cerimonie sono abituati a venerarmi, mi chiamano regina Iside”. (Lucio Apuleio in L’asino d’oro)

Etimologia: Il nome “Ecate” (greco Eκάτη, trad. Hekate) è la forma femminile di bekatos, un epiteto del dio Apollo che significa “colei che opera da lontano”. Ma la vera etimologia del nome è incerta. Inoltre, il fatto che Ecate avesse un nome greco non significa necessariamente che il suo culto fosse originario della Grecia (è più probabile che sia emersa dalla Caria, in Asia Minore).

Ecate: Triplice Dea greca della stregoneria

Chi è Ecate nella mitologia greca?

«Ecate, che Zeus figlio di Crono onorò più di tutti gli altri, concedendole magnifici privilegi: una parte sia della terra che del mare non prosciugato. Anche del cielo stellato ha una parte» (Esiodo – Teogonia)

Purtroppo non ci sono molti miti greci sulla dea Ecate. È stata menzionata per la prima volta nella Teogonia di Esiodo dell’VIII secolo, dato che prima della Teogonia si parlava poco di lei, alcuni studiosi hanno sostenuto che l’antico poeta greco provenisse da una città in cui Ecate aveva un seguito consistente e che i suoi scritti contribuissero a promuoverne il culto.

La dea greca è menzionata anche nel mito del rapimento di Persefone da parte di Ade. In effetti, ha un ruolo importante in questo racconto, è menzionata anche nella versione di Omero, nota come Inno omerico a Demetra – la sua manifestazione letteraria più famosa scritta nel 600 a.C..

Ecate: Triplice Dea greca della stregoneria

Secondo il poeta Omero, Ecate fu l’unica divinità, oltre al dio del sole Elio ad assistere al rapimento di Persefone. Pertanto, quando Demetra, dea dell’agricoltura e madre di Persefone, iniziò a cercare la figlia, Ecate la accompagnò con una torcia fiammeggiante in ogni mano. Dopo il ritrovamento di Persefone, Ecate divenne la sua compagna e la sua assistente. All’epoca dei tragediografi greci si diffuse l’idea che Ecate fosse una divinità ctonia, o degli inferi, a causa della sua associazione con Persefone.

Ecate presente anche nella mitologia legata alla Gigantomachia.

Qui la leggenda vuole che abbia combattuto a fianco degli Olimpi e ucciso il gigante Clito usando le sue famose torce. Questa storia era talmente radicata nella coscienza collettiva che la dea Ecate è raffigurata mentre combatte contro Clito insieme ad Artemide sull’altare di Pergamo, nel fregio della Gigantomachia.

In un’altra leggenda, Ecate era associata a un cane nero che si dice fosse la regina troiana Ecuba. Moglie del re troiano Priamo all’epoca della guerra di Troia, finì per impazzire e gettarsi in mare quando fu presa come schiava. Si narra che la dea Ecate ebbe pietà di lei e la trasformò in un cane che divenne il suo compagno.

Ecate: Triplice Dea greca della stregoneria

La dea Ecate nell’arte

È grazie a questo mito che si è formata l’immagine tipica di Ecate nelle opere d’arte. Inizialmente veniva rappresentata come una dea monoforme con una lunga veste. In ogni mano la dea teneva una torcia fiammeggiante, un chiaro riferimento al ruolo svolto nel mito del rapimento di Persefone. Sebbene la raffigurazione più frequente sia quella con in mano una coppia di torce, spesso viene rappresentata con serpenti, una chiave o addirittura con cani.

La prima rappresentazione della dea Ecate finora scoperta risale alla fine del VI secolo a.C. fu rinvenuta ad Atene. Iscritta con le parole “Aigon dedica questo a Hekate”, questa piccola statua votiva in terracotta di 20 cm raffigurava Ecate come una donna seduta che indossava una corona.

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Ecate: Triplice Dea greca della stregoneria.

In seguito, tuttavia, fu rappresentata come una dea dalla triplice forma. In queste raffigurazioni, Ecate ha tre corpi che si ergono schiena contro schiena, e si è ipotizzato che questo avesse lo scopo di permettere alla dea di guardare in tutte e tre le direzioni contemporaneamente. Ciò è in accordo con il suo ruolo di divinità responsabile degli incroci o dei confini. Infatti, Ecate era protettrice di tutti gli spazi “intermedi”, dalle mura cittadine ai confini territoriali, fino alle porte.

È anche per questo ruolo che i pilastri, o grandi Hekataion, venivano eretti agli incroci e alle porte delle città. Uno di essi si trovava addirittura a un incrocio vicino all’Acropoli. Tali pilastri si trovavano anche presso le porte e probabilmente avevano una funzione apotropaica, con il potere di allontanare il male. Sui pilastri precedenti, la dea Ecate era raffigurata con una lunga veste e con in mano le sue abituali torce. Gli esperti ritengono che questo simboleggiasse la sua capacità di tenere lontani gli spiriti maligni.

Sui pilastri successivi la dea aveva una forma tripla e spesso era accompagnata da cani, che le consentivano di vedere in tutte le direzioni contemporaneamente. Le offerte rituali di cibo, note come deipna, venivano lasciate alla dea Ecate l’ultima notte del mese lunare ai crocevia, nella speranza di placare la dea e gli eventuali morti irrequieti che la accompagnavano. Alcuni resoconti riportano che anche i cani venivano sacrificati a Ecate.

Svolgeva un ruolo al confine tra la vita e la morte.

In molte raffigurazioni è rappresentata con delle chiavi, usate per aprire i cancelli che dividevano i due regni. Il boschetto di Ecate era un termine usato da Virgilio per descrivere l’ingresso dell’inferno, mentre i papiri magici greci sostenevano che Ecate possedesse le chiavi di Tartaros negli inferi. Si trattava di un ruolo eccezionalmente potente, in quanto dea in grado di muoversi tra i vivi e i morti e di controllare il destino degli altri.

Alla fine il potere di Ecate si ridusse e la sua sfera di influenza divenne molto più specifica. Nel corso del tempo, il suo ruolo di protettrice si trasformò più chiaramente come dea triplicemente corporea, che infestava i crocevia insieme ai suoi segugi infernali ritenuti in alcuni casi anime inquiete.

Di conseguenza, è ricordata soprattutto come una mistica dea greca della stregoneria associata alla magia e alla stregoneria. Questa trasformazione di Ecate è stata fatta risalire all’Atene del V secolo. Oggi la dea Ecate, o la Triplice Dea, è diventata un archetipo nel pantheon.

Nelle opere dei tragediografi del IV Sofocle ed Euripide, Ecate viene rappresentata come una dea della stregoneria, mentre appena un secolo prima era raffigurata come una dea molto più potente e amplificata, come si vede nelle opere di Eschilo. Il suo ruolo è ulteriormente rafforzato dal fatto che è la dea che viene menzionata più frequentemente nei testi magici, ad esempio nei Papiri magici greci e nelle antiche tavolette di maledizione greche.

La Ruota di Ecate è un antico simbolo legato al culto della dea Ecate il cui significato è ancora dibattuto e misterioso.

Il simbolo che vediamo ai giorni nostri consiste in un labirinto con tre vortici distinti che sono collegati al centro. Il numero tre richiama la triplice forma della dea che era vista come sovrana del cielo, del mare e della terra e guardiana dei crocevia. Il labirinto richiama l’antico labris della cultura minoica che rappresenta la trasformazione e la rinascita.

Molte sono le possibili origini e interpretazioni di questo simbolo rappresentato in passato come una ruota a quattro o otto raggi che simboleggia le quattro stagioni, i quattro elementi o una rappresentazione del ciclo lunare o stagionale.

La ruota a quattro raggi

Rappresentava l’antico strumento chiamato lince, piccolo disco di metallo o di legno che veniva fatto ruotare tirando le corde attaccate che riproducevano il richiamo del torcicollo eurasiatico (uccello chiamato lince). Questo uccello era originariamente associato ad Afrodite e, questo strumento era usato come un magico incantesimo d’amore per far incontrare gli amanti o per attirare la passione.

Ecate: Triplice Dea greca della stregoneria

La lince è associata allo Strophalos, altro strumento di filatura utilizzato nell’antico culto di Ecate. Secondo gli Oracoli Caldei era una trottola dedicata alla dea, utilizzata per invocare la presenza della divinità nella celebrazione di un rito. Invocando la presenza divina e attraverso il suono prodotto dalla trottola, il teurgo era in grado di ottenere visioni profetiche. Il movimento rotatorio dell’oggetto ricorda anche il movimento dei tornado e l’idea di Mania, l’alterazione della coscienza.

Fonti: ancient-origins.net / wikipedia

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